lunedì 14 febbraio 2011

Un pezzo di ferro arrugginito da buttare... o forse no?


Lo avevo appoggiato su una cassetta di ferro ribaltata con un pezzo di cartone sopra, una cassetta in cui prima dell'avvento della plastica si usava infilare i vecchi bottiglioni di vetro da due litri, anzichè lasciarlo appoggiato sul cemento grezzo del garage o buttarlo fuori sul retro del giardino. Ero impietosito da quanto il tempo passato, l'abbandono e le intemperie avessero ridotto quel povero telaio ad un ammasso di tubi di ferro che in alcuni punti erano corrosi dalla ruggine e da cui la vernice opaca si sfogliava solo a guardarla. Avevo preso il telaio assieme alla quasi totalità del resto della moto, per avere un pò di ricambi ed un motore utili per una Aprilia 250 MX del 1984 grippata che avevo in casa da qualche tempo. Mi pareva l'occasione giusta per mettere insieme un po' di altri pezzi ed iniziare a lavorare su questa moto. Il venditore mi aveva accennato per telefono che si trattava di una MX 250 dell'84 che aveva smontato per un progetto di restauro poi abbandonato. Al momento del ritiro dei vari pezzi però qualcosa non quadrava: era chiaro che la moto non era una MX 250 dell' 84. Si trattava invece di una RX 250 dell'83. La compatibilità dei pezzi tra le due moto si riduceva purtroppo per me a ben poco! Parte del motore, pedane appoggiapiedi, forcellone e leveraggio, carburatore, cassa filtro, un pò di minuteria e qualche altra cosa di poco conto. A quei tempi di anno in anno stravolgevano le moto e dunque sospensioni, freni, mozzi ruota, sovrastrutture, sella, serbatoio, espansione e silenziatore erano tutti diversi e non utilizzabili sulla moto che avevo a casa. Nonostante questo e per il prezzo popolare, avevo abbassato i sedili posteriori della macchina e mi ero caricato tutto. Il motore mi serviva assolutamente, del resto della roba qualche cosa avrei fatto. 
A mente fredda non mi ero pentito della decisione presa. Ogni volta che entravo in garage però, l'occhio mi cadeva sul telaio nudo, appoggiato sulla cassa di ferro. Certo, avrei potuto venderlo, come il resto dei pezzi che non mi occorrevano, ma spedire un telaio sarebbe stato più complicato che spedire un silenziatore, una sella o qualsiasi altro particolare della moto. Eppoi a chi poteva servire un telaio? Tutti vanno in cerca di motori, parti in plastica, ruote, forcelle e ammortizzatori, ma se uno non ha un telaio non parte neanche alla caccia del resto. Certo, può succedere che un telaio si rompa, ma di solito è più semplice saldarlo e aggiustarlo che cercarne uno di usato col rischio che sia messo uguale o anche peggio. Benchè inutile e poco commerciabile, di sminuzzarlo col flessibile o buttarlo via nel ferro neanche a parlarne, non ho le palle per fare questo tipo di cose. Piuttosto lo avrei appeso con un gancio al soffitto per l'eternità. Alle volte però nell'ambito degli appassionati di queste vecchie moto succedono cose incredibili. Potenza di internet e di un forum di appassionati di fuoristrada d'epoca. E così quel telaio che per me era del tutto inservibile si era rivelato invece utilissimo per qualcun altro. Qualcuno che lo andava cercando da anni senza mai riuscire a trovarlo, perchè in Germania di Aprilia RX 250 dell'83, da quello che mi ha detto, ne hanno vendute una decina in tutto. E così, da vicino a Francoforte, Peter è sceso a prendere il telaio che gli avrebbe permesso di rimettere a posto la sua RX, la moto della sua gioventù ed in suo possesso da allora. Il telaio originale della moto infatti lo aveva segato e modificato negli attacchi per accogliere le sovrastrutture ed i componenti del modello 1985 e modernizzarne così l'aspetto. Dopo quasi trent'anni, pentito dal ritocco fatto in gioventù, aveva provato a cercare senza successo in vari mercatini, anche in Italia, un telaio. Ed un telaio, pur se ferito dal tempo, dall'incuria e dalle intemperie alla fine era riuscito a rimediarlo. Temevo che Peter rimanesse deluso da tutta quella ruggine e da quella vernice rovinata, ma dal suo sorriso, dalla stretta di mano e dai ringraziamenti al momento di tornare a casa ho capito che invece era davvero contento. Quantomeno per il fatto di poter finalmente realizzare il progetto di rimettere a posto la sua moto. 

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