Stiletto's vintage dirt bikes
Pensieri, riflessioni e ricordi sul motociclismo in fuoristrada di una volta e di adesso.
lunedì 24 giugno 2013
lunedì 27 maggio 2013
Ho un'idea per la mente...
Ho un'idea per la mente, una di quelle idee che saltano fuori all'improvviso, come i funghi in autunno.
Ultimamente ho visto alcune moto che mi sono piaciute, tra cui la Bylot, realizzazione ispirata alle moto da regolarità dei primi anni 70. Secondo me è un bel mezzo pensato da una mente appassionata ed ha molta personalità, al contrario di molto ciarpame moderno. Mi piace parecchio, però...l'unica cosa che non mi convince del tutto di quella moto (ho scritto non mi convince, NON mi fa schifo) è il motore.
Non so se sia cinese o giapponese o altro, e non mi importa nemmeno. Non amo i monocilindrici 4T orizzontali, al di là di dove vengano costruiti. Sarà che mi ricordano le pit bike, per le quali nutro scarso interesse, che è sconfinato nel disgusto e nello sconforto quelle volte che ho dovuto metterci le mani. Sulle pit bike cinesi ovunque cada lo sguardo c'è qualcosa che può essere fatto meglio (spesso con poco) o che è stato realizzato con materiali scadenti o che dopo tre ore che l'hai usata avrà già esalato l'ultimo respiro. Esempio dell'altro giorno su una pit bike con qualche ora di utilizzo: albero del selettore del cambio piegato. Come mai? L'albero sporge "solo" di una dozzina di centimetri dal carter e la prima volta che picchi a sinistra oltre a far fuori il pedale del cambio pieghi anche l'albero. Cadi uno rompi due, insomma.
Pensavo a come sarebbe venuta fuori una moto sullo stile della Bylot, con un motore quattro tempi, sempre di piccola cilindrata e raffreddato ad aria, ma a cilindro verticale. Quel tipo di moto in realtà c'era già a suo tempo: Gilera Regolarità Casa, Morini Corsaro Regolarità e prima ancora Moto Guzzi Lodola e Stornello.
Per fare una moto con quel tipo di motore e sullo stile di quelle piccole vecchie 4T da regolarità ci sarebbe bisogno di un mezzo con due ammortizzatori, di piccola cilindrata e possibilmente con attitudini fuoristradistiche. La prima moto con queste caratteristiche che mi è venuta in mente è stata l'Honda XL250S. Le qualità giuste c'erano: dimensioni ridotte, biammortizzata, motore con un po' di polpa in più rispetto ad uno di cilindrata inferiore, attitudini fuoristradistiche presenti. Unica grave pecca la reperibilità, che è molto scarsa. All'estero ne sono abbastanza. Da noi invece si trovano diverse XL 200 e 250 Pro Link mentre quasi nessuna XL250S. La XL125S invece la fabbricavano ad Atessa, se ne trovano parecchie, da conservate a maciullate, e costano molto poco, il che è un bene date le mie dissestate finanze. Certo, il motore non è un missile, ma i 125 quattro tempi su cui poggiano le chiappe i sedicenni al giorno d'oggi hanno l'iniezione, sono raffreddati a liquido, sono stratecnologici e...(per legge) vanno tanto uguale!
La XL125 così com'è non è certamente una bellezza, almeno non per me, ma a mio parere ci si può lavorare sopra e magari cavar fuori qualcosa di buono. E' un mezzo utilitario e pare ancora più povero di quello che in realtà è, non è né strada né fuoristrada, ha un serbatoio che non le rende giustizia, ma ha entrambi i freni a tamburo, due ammortizzatori, un motore che esteticamente trovo bello e proporzionato, come spesso sono i motori raffreddati ad aria Da amante del motocross mi piacerebbe provare a crossizzarla, più che a regolarizzarla. Vorrei che assomigliasse alle prime CR Elsinore 125, quelle rosse con lo scarico basso, una caratteristica che non sarà il massimo, ma che a me piace un sacco. Vorrei che assomigliasse a questa:
Ultimamente ho visto alcune moto che mi sono piaciute, tra cui la Bylot, realizzazione ispirata alle moto da regolarità dei primi anni 70. Secondo me è un bel mezzo pensato da una mente appassionata ed ha molta personalità, al contrario di molto ciarpame moderno. Mi piace parecchio, però...l'unica cosa che non mi convince del tutto di quella moto (ho scritto non mi convince, NON mi fa schifo) è il motore.
Non so se sia cinese o giapponese o altro, e non mi importa nemmeno. Non amo i monocilindrici 4T orizzontali, al di là di dove vengano costruiti. Sarà che mi ricordano le pit bike, per le quali nutro scarso interesse, che è sconfinato nel disgusto e nello sconforto quelle volte che ho dovuto metterci le mani. Sulle pit bike cinesi ovunque cada lo sguardo c'è qualcosa che può essere fatto meglio (spesso con poco) o che è stato realizzato con materiali scadenti o che dopo tre ore che l'hai usata avrà già esalato l'ultimo respiro. Esempio dell'altro giorno su una pit bike con qualche ora di utilizzo: albero del selettore del cambio piegato. Come mai? L'albero sporge "solo" di una dozzina di centimetri dal carter e la prima volta che picchi a sinistra oltre a far fuori il pedale del cambio pieghi anche l'albero. Cadi uno rompi due, insomma.
Pensavo a come sarebbe venuta fuori una moto sullo stile della Bylot, con un motore quattro tempi, sempre di piccola cilindrata e raffreddato ad aria, ma a cilindro verticale. Quel tipo di moto in realtà c'era già a suo tempo: Gilera Regolarità Casa, Morini Corsaro Regolarità e prima ancora Moto Guzzi Lodola e Stornello.
Per fare una moto con quel tipo di motore e sullo stile di quelle piccole vecchie 4T da regolarità ci sarebbe bisogno di un mezzo con due ammortizzatori, di piccola cilindrata e possibilmente con attitudini fuoristradistiche. La prima moto con queste caratteristiche che mi è venuta in mente è stata l'Honda XL250S. Le qualità giuste c'erano: dimensioni ridotte, biammortizzata, motore con un po' di polpa in più rispetto ad uno di cilindrata inferiore, attitudini fuoristradistiche presenti. Unica grave pecca la reperibilità, che è molto scarsa. All'estero ne sono abbastanza. Da noi invece si trovano diverse XL 200 e 250 Pro Link mentre quasi nessuna XL250S. La XL125S invece la fabbricavano ad Atessa, se ne trovano parecchie, da conservate a maciullate, e costano molto poco, il che è un bene date le mie dissestate finanze. Certo, il motore non è un missile, ma i 125 quattro tempi su cui poggiano le chiappe i sedicenni al giorno d'oggi hanno l'iniezione, sono raffreddati a liquido, sono stratecnologici e...(per legge) vanno tanto uguale!
La XL125 così com'è non è certamente una bellezza, almeno non per me, ma a mio parere ci si può lavorare sopra e magari cavar fuori qualcosa di buono. E' un mezzo utilitario e pare ancora più povero di quello che in realtà è, non è né strada né fuoristrada, ha un serbatoio che non le rende giustizia, ma ha entrambi i freni a tamburo, due ammortizzatori, un motore che esteticamente trovo bello e proporzionato, come spesso sono i motori raffreddati ad aria Da amante del motocross mi piacerebbe provare a crossizzarla, più che a regolarizzarla. Vorrei che assomigliasse alle prime CR Elsinore 125, quelle rosse con lo scarico basso, una caratteristica che non sarà il massimo, ma che a me piace un sacco. Vorrei che assomigliasse a questa:
giovedì 22 novembre 2012
Suzuki TS 50 J Gaucho 1972
Quarant'anni fa, nel 1972, i giapponesi erano da poco sbarcati da noi, facendo colpo sui nostri centauri con le loro maximoto. Dall'altra parte dell'oceano invece c'erano arrivati qualche anno prima, mettendo con successo sul mercato molti modelli, sia stradali che fuoristrada, dal cinquantino alla sette-e-cinquanta. Recentemente ho avuto l'occasione e la fortuna di mettere a posto uno di quei cinquantini giapponesi di quarant'anni fa, che qui in Italia non si sono mai visti. Si tratta di un Suzuki TS 50:
Il Suzukino era bisognoso di un leggero lifting, di qualche cavo da rifare, di qualche altra cosa da sostituire e di una messa a punto al motore, fermo da chissà quanto, ma era un buon conservato, in condizioni originali e non mancava che qualche piccolo particolare non importante:
Tra l'altro la patina unta accumulatasi nel tempo aveva protetto le varie parti della motoretta dall'ossido. Dopo aver lavato il TS e sistemato la sella con una nuova copertina ho iniziato a prendere per mano il motore. Quest'utimo è qualcosa di non convenzionale rispetto ai più diffusi da noi Minarelli, Franco Morini, Sachs, solo per citare i più conosciuti. Si tratta di un motore 5 marce alimentato a disco rotante, con la termica inclinata in avanti. Come riportato sulla brochure più in alto è accreditato di circa 5 cv a 8000 giri. Per prima cosa ho pulito il carburatore, un Mikuni VM16, che rimanendo in posizione riparata dentro al semicarter destro del motore era molto pulito esternamente e in condizioni molto buone anche all'interno, considerati gli anni di fermo. Dopo aver tolto la marmitta ho rimosso la testa in alluminio ed il cilindro, totalmente in ghisa. E qui c'è stata la prima sorpresa:
Come si vede nella foto qui sopra la luce di scarico era semi-otturata dai depositi carboniosi. Dopo averli rimossi ho sabbiato l'esterno del cilindro per eliminare la ruggine superficiale e l'ho trattato con un prodotto antiruggine che lascia un film protettivo e un bell'aspetto brunito. Il pistone non era in buone condizioni, non tanto come usura, quanto come ossidazione e purtroppo aveva le fasce incollate. Credo che l'olio di una volta non fosse un granchè se era arrivato ad incrostare in quel modo sia le fasce che la luce di scarico. Nonostante un bagno prolungato nel gasolio e vari tentativi di toglierle, anche scaldando con la pistola termica, ho lasciato perdere e sono andato in cerca di un pistone nuovo. E' incredibile, ma anche dopo quarant'anni, di questo cinquantino si trovano ancora un sacco di ricambi. D'altro canto negli Usa, con tutti gli spazi aperti che ci sono, ne avranno venduti diversi di questi endurini. Una volta rimontata la termica col pistone nuovo al resto del motore ho controllato che tutto girasse senza intoppi azionando lentamente la leva della messa in moto a mano. Poi ho messo a posto e registrato il cavo frizione, sostituito i gommini del pedale cambio, delle pedane e della leva di messa in moto. Nonostante l'età la gomma era ancora in ottimo stato, ma con i pezzi nuovi la motoretta era ancora più carina. Prima della pulizia finale rimaneva solamente mettere in moto. Sebbene la marmitta sembrasse promettere un bel po' di decibel, alla pronta messa in moto mi sono dovuto ricredere: mi sono veramente sorpreso della silenziosità allo scarico. Ho messo dentro la prima e via. Ho fatto un paio di giri del cortile coi capelli al vento e mi sono accorto che ridevo da solo. Breeep, breeeèèeeep, breeeeeeppemmpepepmmm...pensavo: è una fortuna che tu riesca a divertirti con queste piccole cose, soprattutto in un anno come il 2012, che è tutto fuorchè divertente. Eppoi quanti sono quelli che hanno messo le chiappe su un Suzuki TS 50 del 1972 qua in Italia? Sono fortunato e anche privilegiato. Penso che ogni tanto sia bello regredire a quattordici anni. A distanza di qualche giorno ho rimesso in moto e si è acceso al primo colpo. Dopo qualche altro giorno uguale, preciso come un orologio il Suzukino. Eccolo dopo le pulizie finali:
Si presenta bene per avere quarant'anni... e poi io ho un debole per le Suzuki e per le marmitte che passano sotto al motore e sparano all'insù.
Il Suzukino era bisognoso di un leggero lifting, di qualche cavo da rifare, di qualche altra cosa da sostituire e di una messa a punto al motore, fermo da chissà quanto, ma era un buon conservato, in condizioni originali e non mancava che qualche piccolo particolare non importante:
Tra l'altro la patina unta accumulatasi nel tempo aveva protetto le varie parti della motoretta dall'ossido. Dopo aver lavato il TS e sistemato la sella con una nuova copertina ho iniziato a prendere per mano il motore. Quest'utimo è qualcosa di non convenzionale rispetto ai più diffusi da noi Minarelli, Franco Morini, Sachs, solo per citare i più conosciuti. Si tratta di un motore 5 marce alimentato a disco rotante, con la termica inclinata in avanti. Come riportato sulla brochure più in alto è accreditato di circa 5 cv a 8000 giri. Per prima cosa ho pulito il carburatore, un Mikuni VM16, che rimanendo in posizione riparata dentro al semicarter destro del motore era molto pulito esternamente e in condizioni molto buone anche all'interno, considerati gli anni di fermo. Dopo aver tolto la marmitta ho rimosso la testa in alluminio ed il cilindro, totalmente in ghisa. E qui c'è stata la prima sorpresa:
Come si vede nella foto qui sopra la luce di scarico era semi-otturata dai depositi carboniosi. Dopo averli rimossi ho sabbiato l'esterno del cilindro per eliminare la ruggine superficiale e l'ho trattato con un prodotto antiruggine che lascia un film protettivo e un bell'aspetto brunito. Il pistone non era in buone condizioni, non tanto come usura, quanto come ossidazione e purtroppo aveva le fasce incollate. Credo che l'olio di una volta non fosse un granchè se era arrivato ad incrostare in quel modo sia le fasce che la luce di scarico. Nonostante un bagno prolungato nel gasolio e vari tentativi di toglierle, anche scaldando con la pistola termica, ho lasciato perdere e sono andato in cerca di un pistone nuovo. E' incredibile, ma anche dopo quarant'anni, di questo cinquantino si trovano ancora un sacco di ricambi. D'altro canto negli Usa, con tutti gli spazi aperti che ci sono, ne avranno venduti diversi di questi endurini. Una volta rimontata la termica col pistone nuovo al resto del motore ho controllato che tutto girasse senza intoppi azionando lentamente la leva della messa in moto a mano. Poi ho messo a posto e registrato il cavo frizione, sostituito i gommini del pedale cambio, delle pedane e della leva di messa in moto. Nonostante l'età la gomma era ancora in ottimo stato, ma con i pezzi nuovi la motoretta era ancora più carina. Prima della pulizia finale rimaneva solamente mettere in moto. Sebbene la marmitta sembrasse promettere un bel po' di decibel, alla pronta messa in moto mi sono dovuto ricredere: mi sono veramente sorpreso della silenziosità allo scarico. Ho messo dentro la prima e via. Ho fatto un paio di giri del cortile coi capelli al vento e mi sono accorto che ridevo da solo. Breeep, breeeèèeeep, breeeeeeppemmpepepmmm...pensavo: è una fortuna che tu riesca a divertirti con queste piccole cose, soprattutto in un anno come il 2012, che è tutto fuorchè divertente. Eppoi quanti sono quelli che hanno messo le chiappe su un Suzuki TS 50 del 1972 qua in Italia? Sono fortunato e anche privilegiato. Penso che ogni tanto sia bello regredire a quattordici anni. A distanza di qualche giorno ho rimesso in moto e si è acceso al primo colpo. Dopo qualche altro giorno uguale, preciso come un orologio il Suzukino. Eccolo dopo le pulizie finali:
Si presenta bene per avere quarant'anni... e poi io ho un debole per le Suzuki e per le marmitte che passano sotto al motore e sparano all'insù.
Aprilia MX 250 1984: com'era prima...e com'è adesso.
Ormai i lavori di ripristino sulla moto sono terminati, rimarranno da fare la prova e la messa a punto sul campo. Quando si arriva al punto di scattare la foto per richiedere l'iscrizione al registro storico è sempre una soddisfazione. Nel mio caso, a causa della "calma" con cui porto avanti i miei progetti, quel momento è anche la fine di un lavoro iniziato diversi mesi prima. Procedendo così lentamente, quando arrivo alla fine del gioco ho sempre la sensazione di non aver fatto tutte queste grandi cose per sistemare la moto di turno. Faccio un esempio pratico per spiegarmi meglio: se vedi una persona tutti i giorni e questa ingrassa/dimagrisce di 15 kg in un anno quasi non te ne accorgi. Se questa persona la vedi a distanza di un anno te ne accorgi eccome! Per rendermi conto del lavoro e delle ore passate a trafficare sull'Aprilia sono andato in cerca di una foto che ho fatto prima di iniziare a rimetterla a posto:
Questa invece è una foto di com'è adesso:
Con le due foto vicine la differenza si nota, anche se ad onor del vero la moto, per quanto trascurata e rovinata per essere rimasta all'aperto un bel pò, non mancava di particolari importanti prima di cominciare i lavori. In realtà il grosso dei lavori non si nota nemmeno nelle foto! Ho sostituito gli steli delle forcelle a causa della ruggine presente sugli originali. Ho sostituito i ceppi dei freni e revisionato cuscinetti e uniball del forcellone e leveraggi. Ho cambiato cuscinetti, paraoli, biella, cilindro e pistone. Ho revisionato anche l'ammortizzatore. E nel fare tutto questo ho smadonnato poco e mi sono divertito parecchio. Adesso non rimane che provarla.
Questa invece è una foto di com'è adesso:
Con le due foto vicine la differenza si nota, anche se ad onor del vero la moto, per quanto trascurata e rovinata per essere rimasta all'aperto un bel pò, non mancava di particolari importanti prima di cominciare i lavori. In realtà il grosso dei lavori non si nota nemmeno nelle foto! Ho sostituito gli steli delle forcelle a causa della ruggine presente sugli originali. Ho sostituito i ceppi dei freni e revisionato cuscinetti e uniball del forcellone e leveraggi. Ho cambiato cuscinetti, paraoli, biella, cilindro e pistone. Ho revisionato anche l'ammortizzatore. E nel fare tutto questo ho smadonnato poco e mi sono divertito parecchio. Adesso non rimane che provarla.
lunedì 10 settembre 2012
Aprilia MX 250 1984: ultimi aggiustamenti...
Ormai la moto è quasi finita, restano da sistemare gli ultimi dettagli.
Mi è stato riferito che le moto equipaggiate con motore Rotax/accensione Bosch potevano avere problemi con la bobina AT. Sembra che le bobine si guastassero perchè non andavano bene a massa sul telaio. Così ho aggiunto per precauzione un filo supplementare di massa al telaio, avendo cura di grattare la vernice in corrispondenza della vite di fissaggio superiore del radiatore sinistro:
Ho letto anche che i convogliatori tendevano a strisciare contro al radiatore fino a consumarlo al punto da provocare perdite di liquido refrigerante. Per non saper nè leggere nè scrivere ho applicato una coppia di gommini sul fianco esterno di ciascun radiatore, in maniera tale che fungessero da distanziale tra questi ed i relativi convogliatori:
Da quest'ultima foto si nota come il contatto con la plastica del convogliatore abbia lucidato e consumato l'alluminio della parte superiore del radiatore. Grazie ai quattro gommini il pericolo di bucare il radiatore dovrebbe essere scongiurato.
Un altro intervento che ho dovuto fare è di correggere la distanza tra la parte superiore dell'espansione e la parte inferiore del serbatoio. Probabilmente il materiale del tampone in gomma nell'incavo del serbatoio si era schiacciato col tempo e solo un paio di millimetri separavano il serbatoio dall'espansione. Ho incollato un pezzo di gomma supplementare al tampone esistente:
Così facendo la distanza tra serbatoio e scarico sembra sufficiente ad evitare incontri ravvicinati poco piacevoli...
Ora non mi resta che sistemare un'ultima cosa che non mi soddisfa molto. Il tubo che collega il radiatore alla pompa dell'acqua è a stretto contatto con l'espansione...
Mi è stato riferito che le moto equipaggiate con motore Rotax/accensione Bosch potevano avere problemi con la bobina AT. Sembra che le bobine si guastassero perchè non andavano bene a massa sul telaio. Così ho aggiunto per precauzione un filo supplementare di massa al telaio, avendo cura di grattare la vernice in corrispondenza della vite di fissaggio superiore del radiatore sinistro:
Ho letto anche che i convogliatori tendevano a strisciare contro al radiatore fino a consumarlo al punto da provocare perdite di liquido refrigerante. Per non saper nè leggere nè scrivere ho applicato una coppia di gommini sul fianco esterno di ciascun radiatore, in maniera tale che fungessero da distanziale tra questi ed i relativi convogliatori:
Un altro intervento che ho dovuto fare è di correggere la distanza tra la parte superiore dell'espansione e la parte inferiore del serbatoio. Probabilmente il materiale del tampone in gomma nell'incavo del serbatoio si era schiacciato col tempo e solo un paio di millimetri separavano il serbatoio dall'espansione. Ho incollato un pezzo di gomma supplementare al tampone esistente:
Ora non mi resta che sistemare un'ultima cosa che non mi soddisfa molto. Il tubo che collega il radiatore alla pompa dell'acqua è a stretto contatto con l'espansione...
...devo trovare il sistema per far in modo che tubo e marmitta non si tocchino direttamente.
venerdì 8 giugno 2012
Aprilia MX RX Tuareg Rally 250 Filtro aria - Air Filter - Filtre à air
Sono disponibili i filtri aria per le Aprilia 250 motorizzate Rotax!
Non riuscendo a trovare a catalogo di nessuna azienda produttrice di filtri aria il filtro per la mia Aprilia MX 250 del 1984 ho fatto realizzare un piccolo lotto di filtri identici agli originali.
I filtri sono adatti ai seguenti modelli Aprilia motorizzati Rotax 250 LC:
APRILIA MX 250 1983-1985
APRILIA RX 250 1983-1985
APRILIA TUAREG RALLY 250
Aprilia MX RX Tuareg Rally 250 Rotax air filters are now available!
Since I couldn't find on any air filter manufacturer catalog an air filter for my 1984 MX 250 Aprilia I had made a small lot of air filters identical to OEM air filters.
These filters are suitable to the following Aprilia models fitting Rotax 250 LC engine:
APRILIA MX 250 1983-1985
APRILIA RX 250 1983-1985
APRILIA TUAREG RALLY 250
Queste sono le foto del filtro aria , sia montato sulla mia moto che sulla gabbietta porta filtro:
Here below are the pictures of the air filter on and off my bike:
Non riuscendo a trovare a catalogo di nessuna azienda produttrice di filtri aria il filtro per la mia Aprilia MX 250 del 1984 ho fatto realizzare un piccolo lotto di filtri identici agli originali.
I filtri sono adatti ai seguenti modelli Aprilia motorizzati Rotax 250 LC:
APRILIA MX 250 1983-1985
APRILIA RX 250 1983-1985
APRILIA TUAREG RALLY 250
Aprilia MX RX Tuareg Rally 250 Rotax air filters are now available!
Since I couldn't find on any air filter manufacturer catalog an air filter for my 1984 MX 250 Aprilia I had made a small lot of air filters identical to OEM air filters.
These filters are suitable to the following Aprilia models fitting Rotax 250 LC engine:
APRILIA MX 250 1983-1985
APRILIA RX 250 1983-1985
APRILIA TUAREG RALLY 250
Queste sono le foto del filtro aria , sia montato sulla mia moto che sulla gabbietta porta filtro:
Here below are the pictures of the air filter on and off my bike:
Per qualsiasi informazione su questi filtri contattatemi.
Get in touch for any infos on these air filters.
lunedì 16 aprile 2012
Aprilia MX 250 1984: una moto di ispirazione nipponica?
Non molto tempo addietro stavo leggendo un articolo di una rivista in cui un noto ex pilota di motocross ufficiale Aprilia nell'84/85 tra varie cose si soffermava per un momento sulla sua esperienza con le moto venete in quegli anni. Riferendosi a queste moto le descriveva come "di derivazione Honda". Incuriosito da questa affermazione ho cercato di capire a che modello Honda si fossero ispirati gli uomini di Noale per disegnare la MX 250.
Sono andato in cerca di foto delle Honda più o meno contemporanee all'Aprilia e quello che ho trovato non me l'aspettavo proprio...
Ho centrato le due immagini all'altezza del perno del forcellone. L'andamento dei due telai è quasi identico, così come l'avantreno della moto. L'Aprilia appare decisamente più lunga di forcellone, ma per poter escludere che non si tratti di una deformazione a livello fotografico bisognerebbe poter misurare il forcellone della Honda e fare un confronto. Ad ogni modo, trascurando il pelo sull'uovo la somiglianza tra i telai delle due moto è palese.
Sono andato in cerca di foto delle Honda più o meno contemporanee all'Aprilia e quello che ho trovato non me l'aspettavo proprio...
Aprilia MX 250 1984
Honda CR 250 1980
Dal momento che tutte le Honda CR 250 dal 1981 in poi non hanno nessuna somiglianza con la MX 250, sembra proprio che a livello telaistico la moto fonte di ispirazione per gli ingegneri Aprilia sia stata la Honda CR 250 del 1980. Forse non è del tutto casuale che questa Honda presa probabilmente come modello di riferimento sia mossa da un motore con uscita del pignone catena sul lato destro e messa in moto sul lato sinistro come il Rotax. La parte posteriore dei tubi del telaio della CR così orientata verso il posteriore, applicata all'Aprilia agevola tra l'altro la manutenzione del carburatore, che sul Rotax 250 a disco rotante si trova in posizione piuttosto arretrata e generalmente scomoda (proprio per l'interferenza col telaio) su altre moto che montano questo motore. La cosa davvero sorprendente è che la moto giapponese contrariamente all'Aprilia aveva ancora due ammortizzatori...
Ho sovrapposto le foto delle due moto, cercando di scalare le immagini con la stessa proporzione. Ovviamente il risultato è da prendere per quello che è, cioè qualcosa di imperfetto per quanto riguarda la precisione. Quello che si vede però rende quantomeno l'idea:
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