giovedì 22 novembre 2012

Suzuki TS 50 J Gaucho 1972

Quarant'anni fa, nel 1972, i giapponesi erano da poco sbarcati da noi, facendo colpo sui nostri centauri con le loro maximoto. Dall'altra parte dell'oceano invece c'erano arrivati qualche anno prima, mettendo con successo sul mercato molti modelli, sia stradali che fuoristrada, dal cinquantino alla sette-e-cinquanta. Recentemente ho avuto l'occasione e la fortuna di mettere a posto uno di quei cinquantini giapponesi di quarant'anni fa, che qui in Italia non si sono mai visti. Si tratta di un Suzuki TS 50:


Il Suzukino era bisognoso di un leggero lifting, di qualche cavo da rifare, di qualche altra cosa da sostituire e di una messa a punto al motore, fermo da chissà quanto, ma era un buon conservato, in condizioni originali e non mancava che qualche piccolo particolare non importante:

Tra l'altro la patina unta accumulatasi nel tempo aveva protetto le varie parti della motoretta dall'ossido. Dopo aver lavato il TS e sistemato la sella con una nuova copertina ho iniziato a prendere per mano il motore. Quest'utimo è qualcosa di non convenzionale rispetto ai più diffusi da noi Minarelli, Franco Morini, Sachs, solo per citare i più conosciuti. Si tratta di un motore 5 marce alimentato a disco rotante, con la termica inclinata in avanti. Come riportato sulla brochure più in alto è accreditato di circa 5 cv a 8000 giri. Per prima cosa ho pulito il carburatore, un Mikuni VM16, che rimanendo in posizione riparata dentro al semicarter destro del motore era molto pulito esternamente e in condizioni molto buone anche all'interno, considerati gli anni di fermo. Dopo aver tolto la marmitta ho rimosso la testa in alluminio ed il cilindro, totalmente in ghisa. E qui c'è stata la prima sorpresa:
Come si vede nella foto qui sopra la luce di scarico era semi-otturata dai depositi carboniosi. Dopo averli rimossi ho sabbiato l'esterno del cilindro per eliminare la ruggine superficiale e l'ho trattato con un prodotto antiruggine che lascia un film protettivo e un bell'aspetto brunito. Il pistone non era in buone condizioni, non tanto come usura, quanto come ossidazione e purtroppo aveva le fasce incollate. Credo che l'olio di una volta non fosse un granchè se era arrivato ad incrostare in quel modo sia le fasce che la luce di scarico. Nonostante un bagno prolungato nel gasolio e vari tentativi di toglierle, anche scaldando con la pistola termica, ho lasciato perdere e sono andato in cerca di un pistone nuovo. E' incredibile, ma anche dopo quarant'anni, di questo cinquantino si trovano ancora un sacco di ricambi. D'altro canto negli Usa, con tutti gli spazi aperti che ci sono, ne avranno venduti diversi di questi endurini. Una volta rimontata la termica col pistone nuovo al resto del motore ho controllato che tutto girasse senza intoppi azionando lentamente la leva della messa in moto a mano. Poi ho messo a posto e registrato il cavo frizione, sostituito i gommini del pedale cambio, delle pedane e della leva di messa in moto. Nonostante l'età la gomma era ancora in ottimo stato, ma con i pezzi nuovi la motoretta era ancora più carina. Prima della pulizia finale rimaneva solamente mettere in moto. Sebbene la marmitta sembrasse promettere un bel po' di decibel, alla pronta messa in moto mi sono dovuto ricredere: mi sono veramente sorpreso della silenziosità allo scarico. Ho messo dentro la prima e via. Ho fatto un paio di giri del cortile coi capelli al vento e mi sono accorto che ridevo da solo. Breeep, breeeèèeeep, breeeeeeppemmpepepmmm...pensavo: è una fortuna che tu riesca a divertirti con queste piccole cose, soprattutto in un anno come il 2012, che è tutto fuorchè divertente. Eppoi quanti sono quelli che hanno messo le chiappe su un Suzuki TS 50 del 1972 qua in Italia? Sono fortunato e anche privilegiato. Penso che ogni tanto sia bello regredire a quattordici anni. A distanza di qualche giorno ho rimesso in moto e si è acceso al primo colpo. Dopo qualche altro giorno uguale, preciso come un orologio il Suzukino. Eccolo dopo le pulizie finali:



Si presenta bene per avere quarant'anni... e poi io ho un debole per le Suzuki e per le marmitte che passano sotto al motore e sparano all'insù.

Aprilia MX 250 1984: com'era prima...e com'è adesso.

Ormai i lavori di ripristino sulla moto sono terminati, rimarranno da fare la prova e la messa a punto sul campo. Quando si arriva al punto di scattare la foto per richiedere l'iscrizione al registro storico è sempre una soddisfazione. Nel mio caso, a causa della "calma" con cui porto avanti i miei progetti, quel momento è anche la fine di un lavoro iniziato diversi mesi prima. Procedendo così lentamente, quando arrivo alla fine del gioco ho sempre la sensazione di non aver fatto tutte queste grandi cose per sistemare la moto di turno. Faccio un esempio pratico per spiegarmi meglio: se vedi una persona tutti i giorni e questa ingrassa/dimagrisce di 15 kg in un anno quasi non te ne accorgi. Se questa persona la vedi a distanza di un anno te ne accorgi eccome! Per rendermi conto del lavoro e delle ore passate a trafficare sull'Aprilia sono andato in cerca di una foto che ho fatto prima di iniziare a rimetterla a posto:

Questa invece è una foto di com'è adesso:

Con le due foto vicine la differenza si nota, anche se ad onor del vero la moto, per quanto trascurata e rovinata per essere rimasta all'aperto un bel pò, non mancava di particolari importanti prima di cominciare i lavori. In realtà il grosso dei lavori non si nota nemmeno nelle foto! Ho sostituito gli steli delle forcelle a causa della ruggine presente sugli originali. Ho sostituito i ceppi dei freni e revisionato cuscinetti e uniball del forcellone e leveraggi. Ho cambiato cuscinetti, paraoli, biella, cilindro e pistone. Ho revisionato anche l'ammortizzatore. E nel fare tutto questo ho smadonnato poco e mi sono divertito parecchio. Adesso non rimane che provarla.